Bruno
Dopo Borat, torna anche in Italia la comicità irriverente di Sacha Baron Cohen con i suoi personaggi cult negli States ma sconosciuti in Italia. E’ il turno di Bruno, personaggio televisivo austriaco molto fashion ma soprattutto molto ma molto gay. L’intento del dandy nello sbarcare a Los Angeles è chiaro quanto altisonante: diventare il secondo austriaco più famoso del mondo dopo Hitler, e la seconda icona gay più famosa del cinema dopo Arnold Schwarzenegger. Come Borat, il film è un misto tra candid camera e scenette dal copione quasi improvvisato. Visto che l’intento è affondare il dito nel mondo dell’omosessualità e dell’omofobia a stelle e strisce, il film seppur breve è un tripudio di peni in primo o primissimo piano senza pixellature a cui siamo abituati quando si tratta di verghe italiche. L’effetto è ridanciano dato che la nudità maschile ha un qualcosa di intrinsecamente comico, ma rimane la sensazione del già visto nel primo film. Va detto che qui in Italia arrivano solo i riflessi di questo straordinario personaggio che è Sacha Baron Cohen, ed è come giudicare i Simpsons solamente dal movie cinematografico senza conoscere la serie regolare. Ovviamente gli inconsapevoli comprimari di Bruno sono persone molto più grottesche del gay austriaco perchè assolutamente vere e non finzione, quindi andiamo dal reverendo convertitore di gay a pagamento alle feste per scambisti passando per politici omofobi. Almeno in quest’ultimo caso sembra che i nostri politicanti si trovino più a loro agio con le aste senza bandiera rispetto ai colleghi americani. Film da vedere, ma da non rivedere. Come Borat d’altronde.



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