Spaccarotella colpevole, ma Sandri non è un angelo
Alla fine la giustizia ha mosso il primo passo, e la morte di Gabriele Sandri, Gabo per gli amici, è stata derubricata da omicidio volontario a omicidio colposo in primo grado. La differenza non è poca in termini di responsabilità del soggetto giudicato e per la pena inflitta, decisamente più lieve.
Il giudice dopo aver preso visione delle perizie balistiche ha optato per l’involontarietà del gesto dell’agente Spaccarotella, riconoscendone però l’imperizia e la sconsideratezza del gesto dell’agente, fino ad oggi incensurato.
Rispetto e non commento la sentenza, chi ha dovuto prendere una decisione lo ha fatto in un clima oggettivamente teso, con gli ultras della Lazio a fare capannello; e capisco il dolore e la voglia di giustizia del padre e dei suoi cari, ma non quando sconfina nella sete di vendetta a tutti i costi. Sembra scontato dirlo ma la pena non deve essere esemplare, ma bensì essere giusta appunto.
La mia personale convinzione è che si sia trattato di una tragica fatalità. I poliziotti che devono andare in assetto di guerra per garantire la sicurezza ai cittadini sono sempre vicini al “gesto fatale”, figuriamoci quando le guerre urbane non hanno più una zona delimitata come lo stadio (troppo sorvegliato) ma iniziano con scontri in autogrill a chilometri di distanza.
A volte la fatalità però può venire forzata da tanti fattori, non solo esterni. Io ad esempio non faccio invasioni di campo, non faccio agguati negli autogrill e non vado in giro con dei sampietrini in tasca.
E da come avrete già capito sono ancora vivo.



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