Ci vorrebbe un amico
Certo che questo per il premier non deve essere un periodo fatto tutto di tarallucci e vino. Più passano i giorni e più perde consensi e amicizie. Si sa, meglio soli che male accompagnati pensiamo pensi il premier.
È meglio stare soli che frequentare quei malpensanti che vorrebbero essere rappresentati da un presidente del consiglio privo di processi, che non abbia avuto rapporti con la mafia, che non controlli indirettamente l’informazione poiché è stipendiata da lui stesso medesimo dato che possiede quasi tutte le televisioni e la maggior parte della carta stampata, e che non abbia come unico obiettivo quello di decretare per salvarsi il “didietro” (vedi il lodo Alfano e le altre leggi ad personam).
Possiamo capire quanto deve essere duro svegliarsi ogni mattina e trovare sul comodino le varie lettere d’addio scritte dai vari amanti di turno con cui poco prima s’era passata una focosa notte d’amore. È ancora più duro leggere le varie motivazioni come “ti lascio perché sei un bugiardo” oppure “ti lascio perché non mi servi più”. Solo menzogne s’andrebbe a pensare.
Oltretutto come può un uomo essere accusato d’essere un racconta-balle di professione quando appena entrato in politica aveva dichiarato: “Io dico sempre cose sincere, anche perché non ho memoria e dimenticherei le bugie. Come ci si può fidare di chi usa la menzogna come mezzo
della lotta politica? La gente deve fidarsi solo di chi dice la verità”.
Parole sante presidente. Difatti perfino Montanelli prese una sbandata quando nel 2001 disse: “Silvio Berlusconi è un mentitore professionale. Mente a tutti, sempre anche a se stesso, al punto da credere alle sue stesse menzogne”. Che spudoratezza.
In fondo mica abbiamo un presidente del consiglio che nell’ottobre 1990 è stato riconosciuto colpevole dalla Corte d’appello per aver mentito ai giudici a proposito della sua iscrizione alla loggia massonica P2: “Il Berlusconi”, si legge nella sentenza, “deponendo avanti il Tribunale di Verona, ha dichiarato il falso, realizzando gli estremi obiettivi e soggettivi del contestato delitto”. Anche questi giudici che delinquenti. Meglio rimediare. Come? Chiedendo al consorte del cavaliere Bettino Craxi di provvedere su quella sentenza fatta da quelle “toghe rosse” brutte e cattive. Difatti il reato accertato fu dichiarato estinto grazie a una provvidenziale amnistia approvata nel 1989.
Ecco i veri amici, quelli che ti aiutano nel momento del bisogno. Avercene di queste frequentazioni. Il problema però è che quando questi nostri compagni di giochi sono costretti a scappare e a autoesiliarsi a Hammamet per evitare di marcire in galera ci ritroviamo soli, come s’è ritrovato solo il nostro presidente del consiglio che in quei brutti giorni di solitudine diceva: “Tutti mi chiedono di candidarmi. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Berlusconi non c’è stato, ne ci sarà mai, lo scrive chi ha interesse a mettermi contro gli attuali protagonisti della politica. E perciò farà finta anche stavolta di non leggere la mia smentita, per cui mi toccherà di ripeterla per la ventunesima volta e chissà per quante altre volte ancora, il mio presunto partito esiste soltanto nelle pagine di alcuni giornali”.
Dopo due mesi nasce forza italia e Silvio Berlusconi si candida alla presidenza del consiglio. Anche quei giornalisti, che malpensanti. Perfino c’è stato qualcuno che l’ha accusato d’essere contro la magistratura e i regolari processi, ma il premier tranquillizzò tutti: “Questo governo è schierato dalla parte dell’opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verrà mai messa in discussione l’indipendenza dei magistrati. Falcone e Borsellino hanno dato la vita contro la mafia. E’ nel loro nome che il governo si sente vincolato a proseguirne l’opera. Sarebbe suicida abbassare la guardia contro la criminalità. Bisogna invece dotare di strumenti migliori la polizia e la magistratura”.
Del resto il nostro presidente del consiglio è laureato in giurisprudenza mica ha la laurea del corso per il benessere del cane e del gatto, sapientemente soppresso da Mariastella Gelmini, mica a caso, ministro del premier. Lui forte di quella laurea, ha ben in mente il progetto per far funzionare al meglio la magistratura italiana, difatti uno dei suoi primi tentativi appena eletto premier fu quello di smantellare la legislazione voluta proprio da Falcone e Borsellino, leggi che furono il motivo per cui i due magistrati vennero poco dopo assassinati dalla mafia, cioè dagli amici degli amici di Berlusconi, Mangano e Dell’Utri i più intimi.
Queste leggi contenevano il carcere dure per i boss mafiosi (41-bis), legge sui pentiti e cioè sconti di pena per i collaboratori di giustizia e carceri appositi sulle isole. Nei giorni nostri è poco rilevante che il premier voglia abolire la figura del pm per relegarla a semplice avvocato dell’accusa che come da lui dichiarato “quando vorrà parlare col giudice dovrà entrare nel suo ufficio col cappello in mano”. Come se non bastassero tutte queste calunnie, è stato perfino accusato di controllare le televisioni. “Alla Rai non sposterò nemmeno una pianta” dichiarò il premier appena eletto, “mai mi occuperò di questioni televisive, per non dare l’impressione di voler favorire i miei affari, anzi starò più dalla parte della Rai che della Fininvest”. È stato solo un caso se pochi giorni dopo destituisce anzitempo l’intero consiglio d’amministrazione della Rai, per nominarne uno nuovo di sua fiducia, con appositi direttori di rete e tg. Ma per fortuna il nostro premier non le manda a dire a tutti questi contestatori da strapazzo che l’accusano d’aver monopolizzato l’informazione “è certamente anomalo che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico televisivo contro la naggioranza che ha espresso il governo del Paese. Questa Rai non piace alla gente: me l’ha detto un sondaggio. Il governo se ne occuperà tra breve”.
Si sa, i sondaggi non sbagliano mai. Neanche quando dicono che oggi il nostro premier ha il 68,7% di consensi. “Le nonne, le mamme e le zie d’Italia stiano tranquille” dirà il premier nel settembre 1994, “non sarà toccata una lira delle pensioni attuali”. E come dargli torto? Di quelle attuali del settembre 94 no, ma quelle a partire dal marzo 95 si. La gente non conosce l’italiano questo è il problema.
È stato questo nostro difetto quindi a rovesciare in piazza contro la riforma sulle pensioni quelle enormi manifestazioni sindacali con oltre un milione di persone e la dissociazione del suo ministro del lavoro Clemente Mastella (si era già nato) e alla sfiducia votata dalla lega che farà cadere il primo governo Berlusconi. Ecco le altre bugie che si mettono a inventari questi farabolani. Difatti si sa che Berlusconi si era dimesso perché aveva ricevuto un avviso di garanzia, o no? Ancora una volta ecco Bossi. L’unico amico che non ha tradito il premier in questa brutta fase della sua vita, uno dei pochi che gli sta ancora vicino insieme a Mastella, Ghedini, D’alema e Veltroni.
Umberto nu’n me lassà starà pensando ora il premier. Troppi tradimenti. La moglie lo lascia “sta poco bene, frequenta e va a letto con le minorenni” avrebbe detto. Che malpensante. Addirittura Gianfranco Fini. Anche lui che ingrato. Come ha fatto a dimenticarsi così presto di tutti i bei momenti passati insieme al premier? Come ha potuto dimenticare l’accordo preso con Berlusconi alla vigilia dell’unione tra An e Forza Italia che ha dato vita al Popolo delle libertà? Forse Silvio avrà le lacrime agli occhi nel ripensare a quelli accordi presi durante una passeggiata in riva al mare col tramonto all’orizzonte e la mano nella mano “Gianfranco, facciamo così: io ora prendo la presidenza del pdl, tu fai vedere a tutti che non indossi più la camicia nera dando sfogo al tuo carattere liberale e democratico facendo il presidente della camera, così tra 5 anni appena terminerà il mio esecutivo e a Napolitano scadrà il suo settennato tu prendi le redini del pdl e io farò il presidente della repubblica”. Che bei momenti.
Ma anche Fini è un traditore, tanto che ha querelato Vittorio Feltri direttore del giornale di Berlusconi. Che ingrato. Quasi alla pari di quei contestatori di Ariano Irpino che non credono che quelle case consegnate siano state pagate dal premier ma bensì dalla provincia autonoma di Trento. Miscredenti. Per fortuna qualche amico c’è ancora, Bruno Vespa, il quale ha saggiamente escluso dal suo speciale le contestazioni, non si sa mai danneggino la figura immacolata del premier.
Gli amici del resto, si vedono nel momento del bisogno.
Stefano Poma (collaboratore)



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